08/02/15
Studio italiano conferma potere antiage della proteina Creb1. Si produce se si assumono meno calorie. Più salute per la gente e anche per il pianeta.
leggi...
"Chi ha paura di sognare
e' destinato a morire"
Bob Marley
 


Bookmark and Share



HOME // ESSENZE < Back

Il dolore, perchè accettarlo?
Tecniche per una vita in armonia












La tecnica dell'accetazione del sè

Abbiamo imparato ad essere uniti con la vita in tutte le sue espressioni?
Abbiamo imparato ad accogliere il dolore come il piacere? I complimenti come i rimproveri? A ricevere il male come il bene?
Abbiamo imparato ad accettare il lato oscuro della vita? Ci conosciamo veramente? Sappiamo chi siamo? Ci lasciamo guidare dalla nostra mente o dalla nostra anima? Non stiamo forse fuggendo o reprimendo la parte oscura della nostra anima? Non ci imponiamo forse dei limiti? Crediamo veramente che il male esiste solo fuori di noi e non dentro di noi?

Non ci accorgiamo che siamo noi a fare del male agli altri con il nostro silenzio, con il tenere dentro di noi quello che invece deve uscire alla luce? Solo perché pensiamo che sia una parte che non ci piace? O non è piuttosto perché pensiamo che non piaccia agli altri?

Non ci lasciamo forse comandare dal pensiero anziché dall’essere?

Non basta tollerare il lato oscuro della vita bisogna affrontarlo, andargli incontro per scoprire che non ci può fare alcun male, l’accettazione del lato oscuro è la via per superare la nostra incrollabile fede nel limite, la nostra infelicità.



E l’accettazione è amore… l’amore è l’unica reazione saggia al male di ogni genere: alle offese, alle provocazioni, agli affronti che ogni giorno riceviamo dagli altri…

Come diceva Buddha: “l’odio non cessa con l’odio solo, l’odio cessa solamente con l’amore”. Così invece di interagire con chi ci è avverso noi reagiamo fuggendo o restando in silenzio.

Anche i giardini più curati devono avere il terreno pieno di letame e altri sgradevoli fertilizzanti, e ciò che è vero del terreno, è anche vero della mente umana. Quello che ci appare come male è un impulso naturale che non dobbiamo temere. Crediamo che la cosa migliore da fare sia quella di forzare quel pensiero ad andarsene, non è reprimendo il male che riusciremo a liberarcene, forzarlo ne accresce il potere finchè non esige di esprimersi nell’azione. Il pensiero prima o poi si impossessa dell’immaginazione con una forza manifestamente autonoma e irresistibile e spinge all’azione.

L’accettazione del male non significa però passività ma consapevolezza di colui che pur essendo coinvolto in un conflitto con il dolore e il male, anche se può sentire le umanissime emozioni della paura e della collera, vive la sua vita con generosità e un abbandono che nascono dall’aver capito che tutte le cose sono fondamentalmente accettabili.

Infatti le Upanishad dicono: “L’anima è Brahman, l’Eterno. E’ fatta di coscienza e di mente: è fatta di vita e di visione. E’ fatta di terra e di acque, è fatta di aria e di spazio. E’ fatta di luce e di tenebra. E’ fatta di desiderio e di pace, è fatta di collera e di amore. E’ fatta di virtù e di vizio. E’ fatta di tutto ciò che è vicino, è fatta di tutto ciò che è lontano. E’ fatta di tutto.”

Accettare totalmente è essere liberi di essere morali e chi segue liberamente una legge morale non subisce le conseguenze della repressione nello stesso modo del moralista schiavo. Il segreto di questa libertà è che sappiamo di essere anche liberi di essere immorali.

Ma noi continuiamo a rifiutare di scoprire il nostro lato oscuro relegando nell’inconscio il fascino proibito del drago: le profonde esigenze del corpo fisico, le tempeste dell’emozione, il principio della morte e della distruzione, e tutte quelle irrazionali passioni che il culto della ragione non tollera. Finchè questo lato resta oscuro non possiamo arrivare ad un rapporto conscio con il nostro universo interiore. Finchè non conosciamo quale sia la natura delle cose che dobbiamo accettare, non possiamo vedere oggettivamente e frantumare l’identificazione inconscia con quelle potenze oscure da cui temiamo di essere posseduti.

Dentro di noi portiamo un esatto duplicato del mondo che ci circonda, perché il mondo è uno specchio dell’anima e l’anima uno specchio del mondo. Perciò quando impariamo a sentire l’inconscio, cominciamo a capire non solo noi stessi ma anche gli altri. Al di là di questi limiti è irrilevante e inutile provare l’esistenza dell’inconscio. Solo l’esperienza personale può provarlo. Ciò che conta è avere un certo senso per quanto rudimentale della sua esistenza e della sua potenzialità per il bene e per il male. Resta la questione della capacità di accettare l’inconscio e ciò implica tre cose: in primo luogo la capacità di accettarne l’aspetto oscuro, in secondo la capacità di accettare l’indipendenza dei suoi dei e demoni dall’Io, in terzo luogo la capacità di accettare il conflitto fra alcuni di quei demoni e dei e l’Io.

Quando ci troviamo di fronte a uno stato di depressione acuta, tre cose si possono dire in proposito : in primo luogo che è uno stato sgradevole in sé, in secondo che viene senza il nostro consenso e non se ne va al nostro comando, in terzo luogo che abbiamo una reazione di insofferenza, impotenza, desiderio di liberarcene. Possiamo parlare di questo umore come di un demone dell’inconscio che ci ha posseduti. La via dell’accettazione comincia con affrontare lo spettro, decidere di affrontarlo consciamente, quasi da uomo a uomo.

Con quale atteggiamento? Incoraggiandolo ad essere il più possibile se stesso a essere realmente una depressione, uno spettro, un mostro della psiche. Il segreto è accettare la sua indipendenza dall’Io, cioè permettergli di comportarsi come vuole, o come dicono i cinesi di seguire il proprio Tao, perché se non ammettiamo che tutte le altre cose hanno il loro tao non possiamo pretendere di avere il nostro.

Per essere in armonia con la natura bisogna permettere che ogni cosa segua la propria natura. Lasciamo pertanto che la depressione segua il corso che le piaccia: invece di negarla l’affermiamo. Ciò significa addentrarsi nel suo stesso cuore e sperimentarla in tutta la sua pienezza.
Nel momento in cui ci arrendiamo al suo potere ecco che l’Io conscio si spoglia dell’inutile e non pertinente responsabilità di ritenere essenziale dirigere e interferire in tutto ciò che gli avviene intorno.

È proprio questo senso di falsa responsabilità che disturba la pace della mente.

L’accettazione significa “Vivi e lascia vivere”, noi vediamo che la radice della nostra infelicità sta nella guerra fra noi e l’universo? In questa guerra ci sentiamo piccoli, soli e impotenti?
La forza della natura e la resistenza al cambiamento sembrano gli ostacoli che si oppongono ai nostri desideri più vagheggiati, e non c’è trucco o inganno con cui poterti liberare dalla solitudine e dalla battaglia fra il desiderio e il destino.

Solo la consapevolezza della necessità di affrontare il conflitto con il nostro universo interiore porta all’accettazione che il conflitto e tutte le parti in campo sono aspetti di una singola attività vivente. Così scoprendo che è possibile trasformare il negativo in positivo, il male in bene, ne consegue l’armonia che non è mai stata e non potrà mai essere spezzata.

Ogni sforzo di ignorare il conflitto con il nostro universo interiore, nel tentativo di dimenticare che la nostra anima contiene elementi che vanno tenuti costantemente sotto controllo, ci allontana sempre di più dalla possibilità di arrivare alla coscienza e quindi scoprire che queste forze oscure sono parte di te. Non riconoscendo il conflitto fra l’io e il nostro desiderio nascosto nell’inconscio, lasciamo che sia il desiderio a spingere inconsapevolmente l’io in situazioni dove il conflitto sarà continuato e intensificato.

In conclusione ogni conflitto irrisolto con la parte oscura di noi porta a sempre nuovi e più gravi conflitti con il mondo esterno.

Ogni conflitto occultato porta inevitabilmente alla nevrosi sfociando inevitabilmente nella perversione dell’assoggettamento all’inconscio


tratto da Liberamenteservo




Fai una domanda o inserisci il tuo commento:
Nick:
Testo